La programmazione dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari: "Decreto Flussi".

L’aspetto relativo ai flussi di ingresso e alle quote di lavoratori subordinati extracomunitari da impiegare nei settori lavorativi italiani coinvolge, ormai da diverso tempo, differenti operatori nel mondo del lavoro. Da alcuni anni, l’Italia ha adottato un particolare sistema che consente a datori di lavoro di avvalersi di lavoratori extracomunitari, assumendoli e facendoli entrare in Italia sulla base di determinate quote annualmente fissate da un apposito decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Queste quote vengono fissate sulla scorta dei fabbisogni dichiarati dalle varie associazioni datoriali e sulla base dei criteri indicati nel documento programmatico triennale sulle politiche dell'immigrazione.

Cosa prevede il decreto

Il sistema appena delineato è quello del Decreto Flussi: si tratta di un provvedimento amministrativo – disciplinato dalla legge Bossi-Fini – attraverso il quale il governo stabilisce annualmente le quote di ingresso dei cittadini stranieri non comunitari che possono entrare in Italia per motivi di lavoro subordinato, autonomo e stagionale.

La normativa prevede, inoltre, l'ingresso per lavoro tra i "fuori quota", vale a dire di lavoratori il cui ingresso non rientra nel decreto annuale di programmazione dei flussi: è il caso degli operatori sanitari o infermieri professionali da assumere presso strutture sanitarie pubbliche e private.

Si tratta di un provvedimento di rilevante importanza, dal momento che – come già evidenziato – non solo si occupa di stabilire le quote di ingresso nel terriotrio per motivi di lavoro subardinato, ma si propone anche di delineare i programmi politici, le azioni e gli interventi dello Stato, volti a favorire le relazioni familiari, l'inserimento nella società e l'integrazione culturale degli stranieri residenti in Italia. Tutto ciò nel rispetto delle diversità e delle identità culturali e personali delle persone, purché non siano in conflitto con l'ordinamento giuridico nazionale.

È bene notare che il decreto consente di entrare in Italia e riguarda quindi cittadini stranieri che si trovano ancora nei loro Paesi di origine. Di conseguenza, il decreto non consente l’assunzione di stranieri che si trovano già nel territorio italiano. Inoltre, i lavoratori le cui quote si riferiscono provengono solo da alcuni Paesi (Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Corea, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia e Ucraina). Si tratta dei Paesi con cui l’Italia ha stretto accordi bilaterali in tema di immigrazione.

La procedura

Con riferimento alla procedura, la normativa prevede che esse siano ormai da diversi anni gestite per via telematica e che, quindi, le domande possano essere inoltrate autonomamente o mediante il supporto di enti o professionisti abilitati.

È bene evidenziare che il numero degli ingressi previsti è di solito inferiore rispetto al bisogno di manodopera: vista la grande richiesta e le quote stabilite in modo restrittivo, accade al momento della presentazione delle domande si necessiti di esser veloci nel concludere la pratica online. Le domande vengono infatti processate per ordine di tempo. Una volta inoltrata la domanda, essa verrà trasmessa al Consolato competente del Paese estero. Successivamente, nel Paese d’origine, il potenziale lavoratore si deve recare al Consolato al fine di richiedere e ottenere il visto d’ingresso per l’Italia. Una volta effettuto l’ingresso in Italia, deve recarsi a firmare il contratto di lavoro presso lo sportello unico e sulla base di questa firma ricevere dalle mani dei funzionari della Questura il permesso di soggiorno. Si tratta, a ben vedere, di un procedimento lungo e macchinoso.

Un importante aspetto da tenere in considerazione, quando si parla del decreto Flussi, riguarda le sue problematiche: molto spesso, nel corso degli anni, il meccanismo sul quale si basa tale provvedimento risulta essere faragginoso, confuso. Si tratta di un meccanismo lento, che a volte si inceppa e senza contare il fatto che le quote stabilite dal decreto sono state in passato definite come “sanatorie mascherate”. Effettivamente, diversi sono stati i problemi sorti nel corso degli anni con riferimento alla procedura relativa al decreto Flussi: in primo luogo, la programmazione dei flussi non riesce a selezionare la manodopera straniera in base alle esigenze del sistema produttivo. Tant’è vero che la manodopera è spesso molto inferiore rispetto alle effettive esigenze lavorative del Paese.

In secondo luogo, la selezione dei lavoratori non è fatta sulla base di specifiche competenze o qualifiche. La selezione viene effettuata dando rilevanza alle categorie di appartenenza e ai Paesi di provenienza dei lavoratori: hanno una possibilità in più di entrare i cittadini di Stati che, sulla base di accordi bilaterali stipulati, aiutano l’Italia nel controllo dei flussi migratori.  È di fatti quasi impensabile che un datore di lavoro italiano possa assumere una persona che vive all’altro capo del mondo senza conoscerla, solo sulla base di una lista di nomi, come prevede la normativa italiana.

Infine, il sistema dei flussi ha spesso favorito la compravendita dei falsi contratti di lavoro. Al contrario di quanto si crede, la maggior parte dei migranti irregolari non è arrivata dal mare, molti sono entrati regolarmente mediante i flussi d’ingresso, salvo poi non completare la procedura dal momento che il contratto di lavoro in loro possesso – pagato a caro prezzo ai “mediatori” – si era era in realtà rivelato falso.

Nonostante la complessità della procedura, i problemi sopra delineati e le lacune evidentemente presenti nella normativa italiana, il sistema delle quote del decreto Flussi continua a essere il meccanismo principale relativo alle assunzioni di stranieri in Italia.

Si attende che vengano fissate le nuove quote d’ingresso per i lavoratori subordinati extracomunitari. Alla luce delle difficoltà e della confusione spesso riscontrate durante l’iter, i soggetti interessati possono avvalersi del supporto professionale dello Studio Legale Internazionale Giambrone &  Partners al fine di avviare e concludere tutta la pratica.

Noures Ghouma

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